martedì 28 settembre 2010

La marea

C'è chi è solito fare della propria vita, una stravagante commedia. Fingere rigogliose felicità di giorno, e ci si stringe poi, nel languore della notte. Non so bene come, ma questa corrente inesauribile ha preso anche me, e non mi lascia più. Ha preso tante giovani vite, vite che scivolano tra forze incotrollabli, incapaci e affrante. Per favore, qualcuno dimentichi in un solo attimo la propria cattiveria. Qualcuno mi liberi, qualcuno che sia già libero, qualcuno che sia già riuscito a mettersi in salvo. Ma nessuno è libero, l'umanità esiste da quando esiste questo mare in tempesta. Gli uomini nascono nel freddo avvilente di queste acque, di questo oceano che è la vita. Il mare trascinerà anche te, devi cedere, se non vuoi andartene, se non vuoi tristemente finire. Respira, non appena il freddo cessa di torturarti il viso. Respira, nei brevi attimi di quiete che ti saranno concessi. Respira, e forse non morirai ancora. Forse non morirai nel biasimo di chi rende tragicamente grazie, nonostante tutto.Ringrazia a tua volta, per questa vita che non finisce ancora, che si spera non finisca mai. Ringrazia, per questa normalità che in silenzio ti avvolge, e che non viene mai via. Fingere, per andare avanti, per dimenticare la forza della corrente, per continuare a vivere. Fingere, in questi impegni, tante cose importanti da fare, tante cose giuste da dire, da pensare. Perchè avete bisogno di normalità. Avete un disperato bisogno di normalità. Quel bisogno frustrante, mai soddisfatto, di ignorare la tramenda natura dell'oceano. Si ha l'impellente bisogno di fingere, di fare della propria vita, una stravagante commedia. Ma non vi sarà alcun lieto fine, e questo lo sappiamo già.

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