lunedì 6 settembre 2010

Charlie il vagabondo

Si cammina, e non ci si accorge di molto. Non ci si rende conto di cosa viene lasciato alle spalle, di cosa si perde, di cosa si vince. Si cammina, tanto per camminare. Perchè non si può fare altro, perchè chi si ferma è perduto. Io però un giorno mi fermai, iniziai a ricordare mio padre, la sua vita, quello che era stato. In breve, ebbi paura. Il tempo che mi era scivolato dalle mani, era perso per sempre. Cosa ne sarebbe stato di me? Fuori corso. Cosa ne sarebbe stato di me? Ho fallito. Cosa ne sarebbe stato di me? Disoccupato. Che cosa avrei potuto fare adesso? Avevo le tasche del cappotto bucate, un vecchio cappello tarlato e un wiskey freddo tra le mani. In fondo avevano sempre deciso per me, ed io decidevo per loro. E non mi ama la donna che amo, che danza sul manto di neve scura, maledetta opportunista bionda, odiosa puttana bruna. Nessuno ama un poveretto con le scarpe strette, si deride il vagabondo impazzito di collera. Si è alzata la marea, che non consola i martiri sfatti di tanti anni fa. Ho bruciato i libri, ho sposato la follia, la mente che viaggia, e viaggia. Morirò, con il wiskey, come un bastardo. Tutto il resto è inutile, per quel che ne so, ciò che rimane sono due metri di terra, e pisciate di cane. Un fallito, che deride i fallimenti, che deride il successo, non so bene, qualcosa non va. Camminavo, fingermi zoppo, fingermi pazzo. Però stavo bene con me stesso, non come gli altri che si spezzano la schiena, che rotolano in mari di carta straccia. Ironia del destino che si pulisce il culo con i lamenti di gentaglia triste. Ironia del fato che caga in spruzzi di leggera malinconia estiva. La depressione che non si cura di voi, che siete come foglie morte che cadono, che strisciano, che si sgretolano. Avete perso, con le sopracciglia rifinite, con la pelle abbronzata, con le mani pulite, con le cravatte firmate. Io posso rallegrarmi del puzzo di carogna vicino il mio giaciglio, rido ancora una volta, del disprezzo che mi si sputa addosso. Chi disprezza vuol comprare, nuove vene da incidere per un amore troppo vecchio, per le vertigini di questo vivere infame. Siete piu finti di me, mendicanti di tranquillità. Frustrazione familiare, è quello che vi resta. Folli, menzogneri, incapaci, guerrieri. Camminate anche per me, sudate anche per me, che già stavo sudando sotto il sole congelato di questo Inverno che non viene via.

Giò

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